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Come Potare il Sambuco

Il sambuco, o Sambucus nigra, accompagna da secoli i paesaggi rurali europei con la sua chioma aperta, il profumo intenso dei fiori primaverili e le bacche scure che maturano a fine estate. Perché questa presenza si mantenga sana, produttiva e armoniosa nel tempo, la potatura gioca un ruolo essenziale. Potare il sambuco significa guidarne l’energia vegetativa, favorire la fioritura, contenere l’ingombro dei rami e limitare le malattie che si annidano nel legno vecchio. A differenza di molti arbusti da frutto, il sambuco cresce in modo piuttosto libero e tollera bene interventi anche decisi, purché rispettino i suoi ritmi di crescita e la fisiologia dei rami fertili.

Indice

  • 1 Comprendere la pianta e la sua biologia
  • 2 Il periodo più favorevole per intervenire
  • 3 Preparazione degli attrezzi e dell’area di lavoro
  • 4 Tecniche di potatura di formazione
  • 5 Potatura di mantenimento e produzione
  • 6 Ringiovanimento di un esemplare adulto trascurato
  • 7 Gestione dei polloni e delle varietà ornamentali
  • 8 Cure successive al taglio e prevenzione delle malattie
  • 9

Comprendere la pianta e la sua biologia

Prima di prendere in mano le cesoie occorre osservare come il sambuco produce fiori e frutti. I suoi getti più giovani, spesso di un verde brillante che vira al marrone nella stagione successiva, portano già gemme a frutto e sono quindi preziosi per la raccolta dell’anno. Il legno oltre il terzo anno tende invece a fessurarsi, perdere vigore e ospitare facilmente funghi lignicoli. Questa distinzione suggerisce che la potatura più efficace non è quella che accorcia uniformemente la chioma, ma piuttosto quella che rinnova progressivamente i rami, lasciando spazio a getti nuovi e eliminando quelli ormai deboli o interni. Dal suo canto, il sambuco emette numerosi polloni dalla base: sfruttarli come sostituti dei rami esauriti garantisce un ciclo continuo di ringiovanimento naturale.

Il periodo più favorevole per intervenire

La potatura principale si concentra tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, in un momento in cui le gelate forti sono ormai improbabili ma la linfa non ha ancora raggiunto il culmine della ripresa vegetativa. In gran parte della penisola italiana questo significa operare tra fine febbraio e metà marzo, mentre nelle zone di montagna conviene attendere le prime settimane di aprile per evitare che le ferite rimangano esposte al freddo intenso. Un taglio tardivo, già in piena fioritura, ridurrebbe la produzione dell’anno; viceversa, un intervento autunnale aumenterebbe il rischio di necrosi e di marciumi invernali poiché il legno non avrebbe il tempo necessario per cicatrizzare. Una potatura di correzione, limitata a qualche ramo rotto dal vento o danneggiato da parassiti, può però essere effettuata in ogni stagione, purché non comprometta la quantità di fogliame indispensabile alla fotosintesi.

Preparazione degli attrezzi e dell’area di lavoro

Le caratteristiche morbide del midollo centrale del sambuco rendono fondamentale la pulizia accurata delle lame prima di ogni taglio. Una cesoia affilata e sanificata con alcool evita schiacciamenti e trasmissione di patogeni. È utile avere a disposizione un seghetto a lama stretta per i rami sopra i tre centimetri di diametro e un paio di guanti robusti, perché la corteccia irregolare può causare abrasioni. Allargando leggermente l’area sotto la chioma, rimuovendo erba alta e detriti, si ottiene una maggiore libertà di movimento e si riduce il pericolo di inciampo, soprattutto quando si lavora con strumenti a lama lunga come il troncarami.

Tecniche di potatura di formazione

Nei primi tre o quattro anni di vita l’obiettivo principale è far assumere alla pianta una struttura aperta a più branche, robusta abbastanza da sostenere il peso dei corimbi fiorali ma ariosa per evitare la stagnazione dell’umidità. Il metodo più diffuso consiste nell’individuare tre o quattro rami principali ben distanziati lungo il fusto e lasciare che diventino l’ossatura dell’alberello, eliminando i concorrenti che crescerebbero al centro. Tagliare i rami superflui vicino alla base, senza lasciare monconi, stimola il tessuto cicatriziale e impedisce la formazione di cavità dove l’acqua potrebbe infiltrarsi. Nei due anni successivi si interviene quasi soltanto per rimuovere eventuali prolungamenti verticali troppo vigorosi, privilegiando invece l’allungamento dei laterali che porteranno fiori.

Potatura di mantenimento e produzione

Raggiunta la piena maturità, il sambuco ha bisogno di un lavoro di mantenimento annuale che mantenga il giusto equilibrio tra legno giovane a frutto e legno vecchio strutturale. L’intervento più importante consiste nell’asportare alla base un quarto circa dei rami che hanno già fruttificato per tre anni consecutivi; in questo modo la pianta concentra linfa sui getti dell’anno precedente, quelli che daranno la fioritura più abbondante. I tagli devono essere netti, leggermente inclinati e posti qualche millimetro sopra una gemma esterna per guidare la direzione del nuovo germoglio. Se un ramo appare produttivo ma troppo lungo, si può accorciare sopra una gemma rivolta verso l’esterno della chioma, modulando la crescita senza sacrificare la produzione.

Ringiovanimento di un esemplare adulto trascurato

Capita di ereditare sambuchi lasciati crescere per molti anni senza alcuna potatura: tronco unico alto, pochi rami vigorosi nelle parti superiori e una massa di legno morto sotto. In questi casi un rinnovamento drastico è la soluzione più efficace. All’inizio della primavera si taglia il fusto principale a circa cinquanta centimetri dal suolo e si eliminano tutti i rami secondari deboli, lasciando soltanto tre o quattro polloni ben distanziati che partiranno dalla zona basale o dal colletto. Durante la vegetazione si selezionano i due polloni più robusti e si sgrassa regolarmente il resto, in modo che l’energia confluisca su poche unità. Nell’arco di due stagioni i nuovi rami saranno già in grado di portare fiori e frutti, mentre la vecchia sezione recisa avrà cicatrizzato senza marcire grazie alla sezione ampia e ben inclinata eseguita con il seghetto.

Gestione dei polloni e delle varietà ornamentali

Il sambuco spontaneo tende a emettere numerose propaggini radicali che si trasformano rapidamente in fusti indipendenti, invadendo siepi e zone incolte. Se l’intento è mantenere un solo cespuglio principale, questi polloni vanno eliminati appena spuntano, recidendoli sotto il livello del terreno. Nelle varietà ornamentali dal fogliame variegato o porpora, che sono spesso innestate su portainnesti vigorosi, è ancora più importante controllare i getti che nascono sotto il punto di innesto: lasciandoli crescere si rischia di perdere le caratteristiche decorative e di favorire la dominanza del portainnesto selvatico. Per questi sambuchi dal grande valore estetico, inoltre, la potatura di produzione cede il passo a un taglio più leggero volto a valorizzare la forma e il colore delle foglie, eliminando soltanto i rami che interferiscono con la sagoma desiderata o che mostrano segni di disseccamento.

Cure successive al taglio e prevenzione delle malattie

Subito dopo la potatura è buona prassi raccogliere e distruggere il materiale di risulta, soprattutto se presenta sintomi di cancri rameali o muffe grigie. Lasciare i residui vegetali al suolo, in particolare in climi umidi, significa favorire la reinfezione. Un leggero trattamento a base di rame, applicato sulle ferite principali nelle regioni a piovosità elevata, accelera la cicatrizzazione e ostacola l’ingresso di patogeni. Nelle settimane successive l’irrigazione deve essere modulata in modo da sostenere la ripresa vegetativa ma senza eccedere: un eccesso d’acqua in un apparato radicale momentaneamente ridotto dallo sforzo di ributtare gemme fresche può favorire ristagni e marciumi. Una concimazione azotata blanda, distribuita tra fine marzo e inizio aprile, stimola lo sviluppo dei nuovi getti senza rendere il legno troppo tenero e suscettibile a rotture estive.

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